ROMA – Tutto Calcio Giovanile si occupa delle categorie Nazionali Under 15, 16, 17 (A-B e Lega Pro), Berretti, Primavera 1 e Primavera 2.

Ci sono momenti destinati a restare impressi nella memoria di ogni appassionato e questo al di là di quella che può essere la fede calcistica. Anche per questo motivo, sono in molti probabilmente a ricordare dove erano e cosa stavano facendo il pomeriggio del 28 maggio 2017.

Per tanti quella è magari stata una giornata come le altre, ma per chi ama il calcio e sa cosa Francesco Totti ha rappresentato per la Roma e non solo, il discorso è certamente diverso. Quel giorno si ammainava una delle più grandi bandiere della storia dell’intero sport italiano e quando una bandiera smette di sventolare, all’amarezza per la certezza di non poter più vedere le magie di chi per anni è entrato nelle case di tutti diventando quasi uno di famiglia, si unisce quella vena di malinconia legata alla consapevolezza che il tempo passa e che tutto scorre.

Il tempo è passato anche per Francesco Totti e l’ha fatto in maniera estremamente veloce, nonostante la sua sia stata una carriera lunghissima. Ha esordito in Serie A a 16 anni quando di lui si parlava come di un giovane talento dal possibile futuro radioso e non l’ha più lasciata se non dopo aver superato la soglia dei 40 anni ed essersi meritato un posto tra i miti del calcio italiano.

Nell’appendere gli scarpini al chiodo, l’ex numero 10 giallorosso ha rivelato al mondo la parte più vera di se stesso. Il ragazzo era diventato uomo e aveva vissuto molte più esperienze di quante in tanti ne vivranno nel corso di una vita intera, ma la cosa non vuol dire necessariamente doversi sentire pronti per un passo così lungo verso un futuro che regala meno certezze di quelle che può dare il fare ciò che riesce meglio.

“E’ arrivato il momento che speravo non arrivasse mai. In questi giorni ho pianto da solo, perché venticinque anni non si dimenticano. Io resterei qui altri venticinque anni. Il pallone era il mio giocattolo preferito e lo è ancora, ma ad un certo punto si deve diventare grandi. E’ così che mi hanno detto, che il tempo ha deciso. Ora scendo le scale ed entro nello spogliatoio che mi ha accolto che ero un bambino e che lascio adesso che sono un uomo”.

Le parole con le quali Totti si è congedato dal calcio giocato hanno fatto lo stesso rumore di una porta che si chiude, ma proprio nel momento in cui una storia viveva il suo epilogo, tante altre stavano iniziando.

Lo sapeva anche l’ormai ex capitano della Roma, che nel lasciare per l’ultima volta quel campo sul quale aveva e si era regalato tante gioie, si è lasciato andare ad un ultimo gesto che di fatto ha tenuto aperta quella porta. Quando dopo il suo discorso di commiato si è diretto verso il centro del campo per consegnare la sua fascia ad un bambino di undici anni, l’ha fatto con la certezza che per un sogno realizzato ce ne sono migliaia che ancora si devono realizzare.

Quel bambino, che per alcuni istanti è stato probabilmente il più invidiato di Roma, non era un undicenne come tutti gli altri. E’ nato nel 2006, l’anno del trionfo Mundial di Totti, e al tempo era semplicemente il capitano dei Pulcini della Roma, ovvero il più giovane tra tutti i giallorossi a portare una fascia al braccio.

Il passaggio di consegne: la fascia va da a Mattia Almaviva, Pulcini 2006, il più giovane capitano del settore giovanile giallorosso

Nel momento stesso in cui Totti si dirigeva verso di lui, in quell’incrocio di sguardi si creava un ponte tra passato e futuro che in tanti, probabilmente senza ancora saperlo, attraverseranno. In quel gesto, in quell’abbraccio, c’era l’affetto di chi il suo sogno l’aveva realizzato e la speranza di tutti i bambini che si immaginano capitani e magari leggende della propria squadra del cuore.

Quel giorno, Mattia Almaviva incarnava al centro del campo di gioco dell’Olimpico quello che è il sogno di coloro che sperano di farcela, quel sogno che lui stesso continua ad inseguire. Oggi gioca ancora nella Roma, è tra i ragazzi di punta dell’Under 14 e chi l’ha visto in azione giura che le qualità per diventare un campione le abbia davvero.

Il tempo dirà cosa ha riservato per lui il destino, il percorso che lo attende va vissuto senza le ansie e le pressioni che quei secondi vissuti sotto la luce dei riflettori possono dare. Intanto però ha avuto modo di ricevere il testimone da chi ce l’ha fatta e di vedere da vicino che, per quanto a volte guardarsi indietro sia più bello e facile, la vita ed il tempo ci impongono che lo sguardo vada rivolto sempre in avanti.

Nel consegnargli quella fascia Francesco Totti, l’ex talento di via Vetulonia, ha fatto a Mattia, ma non solo a Mattia, il suo ultimo grande regalo da calciatore. Un regalo che va ben oltre una magia o pallone spedito sotto l’incrocio.

fonte articolo: goal.com