Intervista – Ecco le parole rilasciate alla nostra Redazione da mister Massimo Cirillo, ex tecnico delle giovanili di Crotone e Catanzaro.
Intervista (Esclusiva): continua il nostro viaggio alla ricerca di mister, dirigenti e altre figure del calcio giovanile pronte a rispondere alle nostre domande.
Oggi è la volta di mister Massimo Cirillo che, con molto disponibilità, ci ha raccontato la propria storia ed il suo metodo di lavoro.
Di seguito la PRIMA PARTE dell’intervista, nella giornata di Venerdì 5 dicembre pubblicheremo la SECONDA PARTE.
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1) Buongiorno MISTER, può raccontarci il suo percorso come allenatore e cosa l’ha portata a lavorare nel settore giovanile?
“Buongiorno e complimenti per il lavoro che fate per questi ragazzi. Tutto è iniziato dopo un infortunio al crociato. Dopo l’operazione al ginocchio mi arrivò la proposta di allenare la squadra del mio paese, Soveria Simeri, allora impegnata nel campionato di Terza Categoria. Avevo solo ventitré anni e mi ritrovai a guidare un gruppo di amici che, in un momento difficile, mi diedero un sostegno fondamentale. Lì capii che stare lontano dal campo avrebbe significato perdere una parte importante della mia vita.
In quella stagione riuscimmo a costruire una buona squadra, composta interamente da ragazzi del paese, che alla fine vinse il campionato. L’anno successivo, con pochi innesti, ci mancarono appena due punti per accedere ai play-off di Seconda Categoria.
Dopo quelle due annate ricche di soddisfazioni iniziai a formarmi con vari corsi, che mi permisero di muovere i primi passi nel mondo professionistico. Nel 2006-2007 approdai alle giovanili della Sansovino, allora in Serie C2. Successivamente ebbi esperienze in C2 come collaboratore e in Serie D dal 2010 al 2012.
Nel 2012-2013 diventai vice allenatore della Primavera del Crotone, poi passai all’Aquila in Lega Pro (2014-2015) e successivamente all’Isola Capo Rizzuto, sempre come vice.
Dal 2016 intrapresi il percorso da primo allenatore nel settore giovanile del Crotone (2016-2021) e del Catanzaro (2021-2025).
Sono stati anni che mi hanno arricchito molto, soprattutto dal punto di vista umano. Ogni ragazzo, dai più grandi ai più piccoli, con la sua personalità, ha rappresentato per me un’occasione di crescita.
2) Come descriverebbe la sua filosofia di allenamento?
“Penso che il calcio moderno debba essere considerato come essere pensante e unico, evitando di dividere la componente tattica da quella fisica. È raro che una squadra di un certo livello abbassi la sua condizione da una domenica all’altra del 30%.
Per la prima squadra (o Primavera) servono alcuni accorgimenti specifici: ad esempio strategie mirate per affrontare determinati avversari , aspetti tattici legati al peso dei punti, che possono fare la differenza tra vincere un titolo o mantenere la categoria.
Sono situazioni che nel settore giovanile hanno meno senso, come il tempo dedicato alle palle inattive, che lì risulta meno centrale. Ritengo che, soprattutto nel settore giovanile, l’apprendimento sia più efficace quando nasce dalla partecipazione attiva dell’atleta. Attraverso una scoperta guidata, porre domande mirate permette di stimolare il pensiero, favorire consapevolezza e costruire insieme una visione comune del gioco.”
Fonte Foto: ufficio stampa U.S. Catanzaro
3) Cosa ritiene più importante nello sviluppo di un giovane calciatore?
“Trasmettere l’importanza dell’atteggiamento: l’amore per questo sport è ciò che ci spinge avanti. Occorre impegnarsi al massimo, senza badare al tempo in più trascorso sul campo.
Come ripeto spesso, bisogna divertirsi con serietà: siamo noi a dare l’esempio e a portare entusiasmo ogni giorno, lasciando i problemi fuori dal cancello, a partire dallo staff. Un giovane calciatore che punta a costruirsi un futuro nel calcio deve essere sostenuto in ogni area: tecnica, fisica, tattica e psicologica. Avere questo sport nel sangue e inseguire un obiettivo significa anche fare rinunce nella vita privata e comprendere che la fatica, prima o poi, ripaga.
Non posso sapere in quale categoria giocherà ciascuno di loro; so però che chi coltiva la passione ed è disposto a superare i propri limiti diventerà portatore di mentalità positiva, entusiasmo e desiderio di migliorarsi.
Del resto, i più grandi si fermavano ad allenarsi anche dopo la seduta: basti pensare a giocatori come Modrić o Cristiano Ronaldo, che certo non lo fanno per una questione di soldi.”
4) Quali sono gli obiettivi principali che si pone durante una stagione con una squadra giovanile?
“Gli obiettivi sono far sentire ognuno parte fondamentale della squadra e far capire che la competizione in allenamento è uno stimolo per crescere. Il percorso va guadagnato con impegno e vissuto con serenità, senza esasperare gli animi.
Occorre continuare a sviluppare tutte le componenti che formano un calciatore e aiutarli a comprendere che scuola e calcio devono procedere insieme. Baggio ricordava che si può sempre migliorare e rimaneva in campo per farlo: ecco perché una struttura adeguata fa davvero la differenza.
Mi impegno a sostenere sia i grandi che i giovani, cercando di essere un riferimento nei momenti difficili che incontreranno nel loro cammino. Credo che non servano modi bruschi o umilianti con nessuno né con i ragazzi né con gli adulti perché il nostro compito è accompagnarli nel percorso, che si tratti di un atleta già formato o di uno ancora da formare.”
Segue intervista…seconda parte Venerdì 5 dicembre
