La Redazione di TuttoCalcioGiovanile.it ha intervistato in esclusiva mister Gianluca Macone reduce da un’esperienza alla Paganese.

Tra i mister più conosciuti in Campania c’è sicuramente anche Gianluca Macone ex guida tecnica delle giovanili di Paganese e Juve Stabia (entrambe all’Under 17).

Ma non solo. Infatti, il mister ha vinto anche un Titolo Regionale con la categoria Mini-Giovanissimi (classe 98) della Mariano-Keller, ha allenato la Rappresentativa Regionale Figc e l’Under 15 Nazionale della Paganese fino a qualche mese fa.

Con mister Macone abbiamo intrattenuto una gradevole chiacchierata soffermandoci anche sulla sua ultima avventura alla guida delle giovanili azzurrostellate.

Di seguito l’intervista:

Ciao mister l’ultima volta che ci siamo sentiti è stato quando si è interrotto il rapporto con la Paganese dopo 5 giornate di campionato, ma in quella occasione hai ritenuto opportuno non rilasciare dichiarazioni in quanto ancora tesserato, a stagione conclusa, come mai c’è stata la separazione e cosa ti porti dietro da quella breve esperienza?

“Ufficialmente la separazione c’è stata perché misero in discussione i risultati delle prime 5 giornate, che poi analizzando a mente fredda non erano nemmeno così disastrosi considerando che l’Under 15 nazionale è sempre la categoria che ha bisogno di più tempo, maggior lavoro, in quanto i ragazzi provengono quasi sempre tutti dalle scuole calcio e si affacciano al professionismo per la prima volta.

Ma i motivi secondo me non erano legati ai risultati, questo l’ho detto anche alla proprietà. Cosa mi porto? Beh tutte le esperienze che facciamo ci arricchiscono sempre sia sotto il profilo umano che professionale, ma se tornassi indietro farei diversamente.”

Quali sarebbero i motivi?

“Bisognava cambiare la direzione del settore giovanile è per fare ciò bisognava liberare una panchina. Questa è stata la cosa che più mi ha infastidito considerando il fatto che per il settore giovanile della Paganese ho speso veramente tanto perché oltre ad allenare curavo anche tutta la parte organizzativa. Dico solo che avrei preferito più chiarezza, probabilmente le cose sarebbero potute andare diversamente.”

Comunque stiamo parlando di uno dei migliori settori giovanili degli ultimi anni, non pensi?

“Mai messo in dubbio questo, anzi conosco bene la storia e la crescita di questo settore, in un modo o in un altro ne ho fatto sempre parte, i risultati ottenuti in questi anni sono sotto gli occhi di tutti. Il Presidente Caiazzo è uno molto passionale, quando si pone un obiettivo lo raggiunge basta vedere tutti i tecnici che sono passati, investe molto, ha portato veramente questo settore a livelli alti. Anche Caiazzo, naturalmente, come tutti i presidenti vuole vincere e spesso questo lo condiziona nel valutare le situazioni. Peccato per la retrocessione purtroppo il settore è legato alle sorti della prima squadra.”

Dopo tanti anni di settore giovanile tra dilettantismo e professionismo che idea ti sei fatto? 

“Bisogna mettere al centro del progetto il giovane, il suo percorso formativo, che inizia a 7 anni e termina a 17 anni se entriamo in questa logica capiamo che abbiamo 10 anni per formare un giovane “calciatore”. Quando parlo di formazione mi riferisco non solo all’aspetto calcistico, spesso possiamo incidere sul percorso scolastico, su alcuni atteggiamenti sbagliati, invece siamo legati troppo al risultato nel breve termine, con la paura che si è giudicato solo per quello.

Così facendo ecco che entra in gioco maggiormente l’importanza dell’allenatore rispetto a quella del calciatore, perché se vinci fai carriera e purtroppo spesso chi ti deve giudicare si fa condizionare dal risultato, a livello giovanile il risultato non è sempre frutto di un buon lavoro, puoi avere in squadra ragazzi che ti fanno vincere le partite.

Il problema è anche un altro, chi dovrebbe giudicare il lavoro dell’allenatore spesso non è un tecnico, in più quasi sempre mancano delle linee guida.

Invece bisogna dare più importanza alla programmazione da dove si parte e dove si vuole arrivare, quale filosofia adottare, quale metodologia mettere in campo. Invece come già dicevo ci facciamo condizionare solo ed esclusivamente dal risultato così facendo diventa l’unica cosa importante. Attenzione non sto dicendo che il risultato non conta, ma bisogna dare più valore a come si vince, la vittoria deve essere una conseguenza. Come va dato valore anche alla sconfitta come momento di valutazione e di crescita.

Cosa cambieresti?

“Cosa cambierei? La mentalità, ci vuole un cambio culturale, in primis bisogna educare e preparare i ragazzi ed i genitori al fatto che non tutti faranno i calciatori. La pratica sportiva deve essere un momento di aggregazione, di condivisione, di crescita, un contenitore di sani valori che gli possono servire anche nella vita.

Per le scuole calcio non deve essere solo un mezzo di guadagno. Queste società cercano di vendere un servizio e va dato un servizio di qualità, con persone qualificate e capaci di stare con i giovani. Mentre per i professionisti spesso il settore è un peso, si dovrebbe iniziare a considerarlo una risorsa, come succede in altri paesi europei.”

Quali progetti per il futuro?

“Sto lavorando con la scuola calcio napoletana Materdei della famiglia Pirozzi, una tra le migliori realtà giovanili del territorio campano. La società ha un grosso potenziale in termini di qualità soprattutto nell’attività di base, ci sono tutti i presupposti per fare bene nel prossimo futuro. Alla Materdei allenerò la categoria Under 14, un gruppo che già ho seguito negli ultimi mesi. In più ricoprirò un altro ruolo, la proprietà vuole iniziare un nuovo progetto.”

Come mai hai deciso di tornare a fare scuola calcio?

“Quattro mesi fa ti avrei risposto che sarebbe stato impossibile tornare in una scuola calcio, poi subentra la passione, il campo inizia a mancare e allora la scelta è duplice: o rimani a casa in attesa, consapevole di restare fuori e rischi poi di abbandonare, oppure con passione ti rimetti in gioco. La scelta-Materdei, comunque, mi gratifica e poi tornare ad allenare i più piccoli mi ha restituito molti stimoli.”