BRIAN BROBBEY – Tutto Calcio Giovanile si occupa delle categorie Nazionali Under 15, 16, 17, 18 (A-B e Lega Pro), Primavera 1, 2 e 3.

Cosa spinge realmente ad oltrepassare i limiti? Cosa stimola davvero a vivere un’esperienza a ritmi così intensi? Sarà forse questa consapevolezza di essere destinati al successo futuro che è in grado di offrire la volontà di agire con determinazione ed impulso?

Non si tratta dello Sturm und Drung, letteralmente “Tempesta ed impeto“, neppure del Romanticismo, emblema dello slancio e della passione: ogni nesso assume sembianze calcistiche, avvicinandosi alla figura di Brian Brobbey, attuale centravanti dell’Ajax, classe 2002.

In estate, però, saluterà il club olandese a parametro zero: il giovane calciatore, infatti, non è più interessato ad indossare l’armatura dei Lancieri e comincerà una nuova avventura in Germania. Il Lipsia ha bruciato la concorrenza delle rivali e si aggiudicato uno dei talenti più cristallini dell’intero panorama internazionale. Un’occasione ghiotta, la quale è stata sfruttata nel migliore dei modi, un piatto eccessivamente prelibato, che sarà gustato e sicuramente apprezzato persino dai palati più raffinati.

Brian Brobbey nasce ad Amsterdam, capitale della spettacolarità, da una famiglia di origini ghanesi e comincia a muovere i primi passi nell’universo calcistico all’AFC Amsterdam. Alla tenera età di otto anni, il telefono di casa squilla; di solito si risponde ad una chiamata ed è andata proprio così.

Salve il signor Brobbey è in casa? È la dirigenza dell’Ajax a parlare e vorremmo far maturare ed esplodere nel nostro settore giovanile vostro figlio Brian, uno dei profili più interessanti del calcio olandese”.

Il piccolo ragazzino, imbottito di talento, dunque, entra nella “cantera” del club olandese ed inizia ad esibire il suo immenso e spettacolare potenziale. Trascorrono gli anni e l’aitante attaccante classe 2002, a suon di ottime prestazioni, si ritaglia uno spazio sempre maggiore all’interno delle rotazioni della prima squadra allenata da mister Erik ten Hag.

Il talento del ragazzo è indiscutibile, le sue doti tecniche sono straordinarie, ma ciò che stupisce è la sua colossale corporatura. Incarnazione di una forza all’apparenza sovrumana: oltre al sensibile fiuto del gol posseduto, ad impressionare tutti nel corso degli anni sono stati gli incredibili mezzi atletici e fisici di questo giovane attaccante.

Un autentico jolly, un’arma da sfoderare, incontrovertibile per i suoi pari d’età. Sfruttando questa poderosa conformazione fisica, Brian riesce a rispondere sempre presente in zona gol ed offre un enorme contributo ai propri compagni in differenti circostanze. Tra gambe come tronchi d’albero e braccia simili a cavi d’acciaio, passando attraverso le sue larghe spalle in grado di reggere l’intero peso del reparto offensivo: Brobbey è semplicemente invincibile. Nel mirino c’è l’incarnazione del suo idolo Didier Drogba, ma le sue caratteristiche lo designano come erede naturale di Romelu Lukaku.

Un’indole preponderante, vigorosa e bramosa di mettersi in mostra.

Tra Brian Brobbey e Vittorio Alfieri intercorre una similitudine: due personalità affini, animate da un’intensa mania di protagonismo. Come il poeta piemontese aveva la necessità di distinguersi e di farsi stimare, espressa anche in un’attenta cura dell’aspetto fisico, il medesimo centravanti olandese pare avere l’esigenza di ostentare in modo sproposito il proprio ego tiranneggiante e sovrastante.

Entrambe le figure incanalano la strada atta ad imporre la propria voce e la propria individualità su quella degli altri: in un’eventuale analisi del periodo, Vittorio e Brian sono metafora della proposizione principale, il periodo dominante indipendente dalla futilità dei frammenti sintattici della frase complessa. Con la potenza della sua tragedia, Alfieri ha raggiunto una gloria eccezionale, ma è giunto il momento per il giovane calciatore di usurpare il trono del suo avo.

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Articolo a cura di Edoardo Riccio